Essiccando col montanaro: Fabio e lo sport
Siete tutti in ferie? Magari tra le vette innevate di qualche splendida catena montuosa? Allora questa interviasta cade a fagiolo!
Fabio si è già presentato.
È un nuovo amico innamorato dell’essiccazione che, come vi abbiamo promesso, ci aiuterà ad approfondire un aspetto di questa tecnica che ha avuto finora poco spazio sulle nostre pagine: lo sport e più in generale la vita all’aria aperta. Ci piace pensare che siate in tanti, là fuori, ad usare un essiccatore anche per vivere al meglio il contatto con la natura e la sfida con voi stessi. Da oggi proviamo a sviluppare insieme questo filone così interessante e – veramente – pieno di spunti e idee grandiose!
Sportivo fin nel midollo, probabilmente un po’ anche per riequilibrare un lavoro che lo tiene incollato tutto il giorno al computer (fa il programmatore) e la frenesia della città in cui vive (la splendida ma un po’ caotica Milano), Fabio ha 37 anni e il pallino dell’autosostentamento, almeno quando esce là fuori, nella natura.
Ci racconterà di persona cosa significhino per lui la montagna, la fatica, il pedalare e il camminare, la notte stellata, ma anche l’essiccatore. Le domande sono sempre quelle delle nostre interviste. Fabio però le ha un po’ trasformate nel risponderci e ha finito per trascinarci all’aperto, di notte, al freddo insieme a lui. Il che, secondo noi, non è affatto una brutta cosa.
Tauro: Come hai scoperto l’essiccatore?
Fabio: Lo sport praticato nella natura è una delle mie passioni più grandi. Escursionismo, mountain bike, alpinismo sono alcune tra le attività che conduco nel tempo libero e che mi restituiscono soddisfazioni e gratificazioni incommensurabili.
In maniera (purtroppo) poco comune, almeno in Italia, mi piace viverle lasciandomi avvolgere anche dalla notte: mi piace dormire fuori, che sia sul greto di un fiume, in riva al mare, su un ghiacciaio o in un bosco.
Per qualche motivo, mi piace la totale indipendenza dalle infrastrutture. Mi piace dormire su un letto di foglie, lontano dal chiasso dei rifugi e dal russare di camerate affollate. Mi piace dormire sentendo il rumore del vento e del mare, fare la colazione accucciato sui ciottoli, piuttosto che starne isolato da muri intonacati e ricevere il caffè servito al tavolo. Sono fatto così. Cioè, sono uno svitato. Ma cosa c’entra con l’essiccazione?
C’entra. Quando devi (o vuoi, d’accordo, ma per certe attività è proprio indispensabile) portare in groppa (o sulla bici) anche il tuo riparo, un sacco a pelo, e tutto il cibo necessario alla tua avventura, cercare di ridurre tutto al minimo – peso, e ingombro – diventa d’obbligo. Per quanto riguarda il cibo, è anche necessario che si conservi a lungo, che sia sano, e possibilmente anche vario e… buono. Un’alimentazione ricca sotto ogni profilo (di gusto e di contenuti) è critica per il buon successo di un’avventura. O semplicemente, per godersela di più.
T: Perché l’essiccazione è importante nella tua scelta di alimentazione?
F: Perché così pesa meno, ingombra meno, e si conserva a lungo, pur restando buona e sana.
L’essiccazione è la soluzione a tutti i problemi di alimentazione di uno sportivo. Togliendo l’acqua dal cibo, infatti, lo si rende:
– più leggero
– meno voluminoso (credetemi, conta)
– facile da conservare per diversi giorni
– si preservano la maggior parte delle qualità, e del gusto.
Non è stata una mia intuizione, lo ho scoperto navigando… in rete, tra cosiddette “community” di appassionati di avventure principalmente statunitensi. Chi ama la natura quanto me, ma abita dall’altra parte dell’oceano Atlantico, ha che fare con spazi naturali molto più vasti, quasi sconfinati… e molto meno antropizzati dei nostri. La densità di popolazione laggiù è molto inferiore, gli spazi sono enormi, e i rifugi, nella maggior parte dei casi, sono inesistenti. Hanno anche gli orsi e i puma in giro. Ma non c’entra.
La morale, tornando in tema, è che per gli “avventurieri” d’oltreoceano non avere alcuna infrastruttura di appoggio è la norma. Di conseguenza, lo è l’essiccazione. Una mia amica ha avuto la fortuna di percorrere interamente il Pacific Crest Trail, un sentiero di oltre quattromila (quattromila!) chilometri che si snoda dal Messico al Canada. E mi ha raccontato che ogni escursionista, là, viaggia con il proprio cibo essiccato nello zaino.
T: Come utilizzi normalmente l’essiccatore?
F: Per quanto riguarda la preparazione dei cibi non sono molto lontano dallo stereotipo del maschio che vive da solo, non ha mai cucinato in vita sua, e cerca di rendere il più efficiente possibile il proprio tempo.
Così quello che risparmio posso spenderlo per allenarmi. Morale della favola, cerco di preparare cibi che abbiano tutti i requisiti per lo sport nella maniera più pratica possibile, sia da preparare che da consumare, lasciando come primo requisito quello di avere una buona divisione dei macronutrienti (proteine, grassi, e soprattutto carboidrati).
Il tipo di preparazione che realizzo più spesso è il fruit leather (non a caso, ha un nome inglese; che significa “cuoio di frutta”). Di fatto, è un frullato di frutta assortita (eventualmente arricchito di nocciole, mandorle, insomma, frutta secca che è bella grassa e calorica) essiccato, che prende una consistenza simile a quella del cuoio. Però è più buono. Lo preferisco alla frutta essiccata in pezzi, per due motivi:
– è più veloce. Tagliare la frutta a pezzi richiede più tempo che buttarla nel frullatore, e
– è più efficiente per quanto riguarda il consumo di spazio. In un cassetto del Biosec posso mettere almeno il doppio di mele se le frullo, invece di farle a pezzi.
Il fruit leather, tuttavia, che poi taglio in listelli, è perfetto per gli snack durante la giornata, ma per la cena voglio mangiare qualcosa di caldo, ditanto e di gustoso. Quindi preparo ed essicco anche riso e pasta, che lascio reidratare mentre preparo il ricovero per la notte. Sembra incredibile, ma torna identico all’originale. Cioè buonissimo, se ha cucinato qualcun altro. Questo discorso sulla reidratazione richiederà un articolo a parte, lo so.
Inoltre, nei viaggi più lunghi mi porto la carne essiccata, aromatizzata in vari modi (ogni volta cambio in base all’umore, e a dire il vero, sperimento sempre). Nella vita di ogni giorno ne mangio poca, ma nei viaggi di diversi giorni è un modo eccellente per assumere proteine e gusto, insieme!
T: Qual è la miglior ricetta mai realizzata con il tuo essiccatore?
F: Sto iniziando ad avere svariati successi su diversi fronti (snack, primi piatti, carne) ma se dovessi sceglierne una, beh, il fruit leather di melagrana e banana. Ne è uscito un mix tra aspro e di dolce che trovo squisito.
T: A chi consiglieresti l’essiccatore?
F: A chi già ama le avventure in autonomia (per fortuna non sono l’unico, anche se siamo in pochi!) e si è stufato di portarsi appresso barrette confezionate e cibi in busta. Le buste di cibi che vengono vendute già pronte (che altro non sono che… piatti essiccati, seppur in maniera industriale, il principio è identico!) sono molto limitate nei gusti e nelle tipologie, e soprattutto sono sempre tremendamente salate. Il motivo è che non sono fatte per chi viaggia, ma per chi non sa cucinare (ehm) e cercano di andare incontro al gusto collettivo che, in genere, vuole troppo sale nei piatti. Troppo sale vuol dire aver bisogno di più acqua durante la notte, e chi cammina come me sa quanto pesante sia l’acqua, e quanto importante sia usarne il meno possibile. Senza contare che con tutta la sete che mettono, e tutta l’acqua che si beve, poi… scappa la pipì. Non dover uscire dal sacco a pelo quando la temperatura è sotto lo zero, perché si è stati costretti a bere troppo tutta la notte, beh, non ha prezzo.
E poi, vuoi mettere mangiare qualcosa di veramente buono, invece dell’ennesima busta già pronta identica a quella della settimana prima?
T: Qual è, a tuo parere, il punto di forza di Biosec?
F: Ho iniziato i miei esperimenti nel mondo dell’essiccazione con un modello economico, di quelli più comuni, a flusso d’aria verticale (i cassetti sono fatti a ciambella, sovrapposti, e l’aria scorre dal basso). Funzionava, ma era limitato. Quando ho realizzato il potenziale dell’essiccazione, sono voluto passare a un sistema più capiente e con cui fosse più facile essiccare i liquidi (principalmente i frullati citati sopra, per produrre il fruit leather, ma anche sughi e altro).
Esistono dei sistemi che permettono di essiccare liquidi anche sugli essiccatori di quel tipo, a dirla tutta, ma non erano disponibili per il modello che avevo. Così, ho deciso di venderlo e di prendere un essiccatore a flusso orizzontale. C’erano due alternative apparentemente abbastanza equivalenti, ho scelto il Biosec fondamentalmente perché mi piaceva l’idea che fosse un’azienda completamente italiana a produrlo e trovavo molto belli i contenuti del sito che toh, adesso mi sta intervistando. Che sito figo, oh!
T: Ci dai un consiglio per migliorarlo?
Secondo me si potrebbe pensare ad un modello più capiente, anche se piccolo quanto un B5 Domus… magari aggiungendo cestelli all’interno! E poi ho consigliato all’azienda di proporre i fogli DrySilk antiaderenti un po’ più grandi del cestello stesso, in modo che si crei un bordo rialzato che impedisca ai liquidi di fuoriuscire lateralmente. Vediamo se mi ascoltano…
T: Fatti una domanda e datti una risposta!
F: Direi che ho detto tutto.
Già, tipo fiume in piena, questo ragazzo ci ha aperto un mondo intero. Se avete la fortuna di vivere dalle sue parti, potreste provare a contattarlo e accodarvi alla sua prossima avventura.
Nel frattempo, ovviamente, restiamo in attesa delle ricette cui ha accennato nell’intervista. Ricordandoci che, in ogni caso, anche se non siamo sportivi, integrare l’alimentazione con snack sani e realizzati da noi sarà sempre un ottimo modo per migliorare la nostra dieta e la nostra salute!
Risparmio energetico, ecosostenibilità, Made in Italy, qualità, rispetto dell’ambiente, delle persone e degli alimenti: ecco i valori da cui partiamo ogni giorno per progettare oggi gli essiccatori di domani.
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Bongiorno,
questa cosa della pasta e del riso pronti ed essiccati mi incuriosisce molto (e la successiva reidratazione): è possibile approfondire?
Grazie mille
(ho provato ad essiccare il cachi: una squisitezza! Per non parlare della zucca, che posso usare nel pane, nelle zuppe, NEI GNOCCHI!!!)
Oooh sììì! Approfondiremo, eccome se lo faremo!
Fabio è rinchiuso in una segreta, incatenato al muro, con un pc davanti su cui scriverci tutte le sue ricette e le sue idee super intelligenti! Portate solo un po’ di pazienza e arriviamo con tutto.
Scherzi a parte, i cachi sono eccellenti e la zucca nelle preparazioni… una genialata assoluta, la adoriamo anche noi! Buona essiccazione!
Evviva!
Anche io penso che fare i fogli un po’ più grandi o magari con un bordo sia un’ottima idea! 🙂
Ci potrebbe essere qualche problema con il flusso d’aria che verrebbe fermato dal foglio lungo il bordo, ma stiamo ragionando a soluzioni efficaci per risolvere la questione 😉
Si potrebbe provare mettendo un cestello sì e uno no, in modo da aumentare lo spazio e favorire la circolazione dell’aria.
(Mi offro volontaria come beta-tester 😛 )
Sì Barbara, lo fanno già in molti, a seconda della dimensione di ciò che hanno bisogno di essiccare 😉
La circolazione non è favorita, resta comunque efficace, ma certamente è possibile lavorare prodotti più voluminosi! Buon lavoro!