Puzza di cavoli? Facciamoli secchi!
Altro giro altro guest post: fateci l’abitudine, grandi sorprese a breve dalla penna e dalla professionalità dello chef Martino Beria!
Oggi Martino ci porta alla scoperta non solamente culinaria di un amico dall’odore intenso e caratteristico, per voler esser gentili. E lo declina in modo, ovviamente, originale e gustosissimo.
—
In questo periodo dell’anno ancora troviamo nei banchi del fruttivendolo, nelle aziende agricole oppure, sbirciando nell’orto del vicino, delle piante bellissime che segnano l’unione tra inverno e primavera, portandoci alla mente il calore dei piatti invernali e una promessa di nuovi colori e profumi!
Sto parlando della famiglia delle brassicacee, a noi meglio nota come cavoli.
Di cavoli ce ne sono tanti, dalle foglie ampie verdi o viola, oppure selezionati per dare delle infiorescenze carnose.
Troviamo il cavolo nero, il cavolo verza, il cavolo cappuccio, il cavolfiore, il broccolo, il broccolo romano, e molti altri.
Se di cavoli si parla, non si può far a meno di immaginarci seduti a tavola di contadini, in un casone del ‘700, a mangiare minestra, patate, rape e… cavoli. La simbologia dell’epoca, che si riversa negli stereotipi alimentari di oggi, vuole il cavolo facente parte di quelle che si dicevano erbe “più basse” e comuni, che sicuramente non potevano accedere alle tavole della nobiltà, data la loro pesantezza nella digestione.
E proprio l’indigestione sembra essere la massima aspirazione di un contadino del settecento, come ci racconta Giovanni Battarra nel suo Pratica Agraria (1778) a proposito di un contadino che dialogando con il padre dice: “ai contadini l’indigestione non nuoce, anzi sembra loro d’esser più sazj”.
Un altro esempio eclatante è rappresentato da Zuco Padella, un contadino della campagna bolognese che va a rubare di notte le pesche del padrone Messer Lippo. Una volta scoperto e catturato, viene lavato con acqua bollente e assalito con dure parole: “Un’altra volta lassa stare le fructe de li mei pari e mangia delle tue, che sono le rape, gli agli, porri, cepolle e le scalogne col pan di sorgo”.
Ci sono dunque cibi per contadini e cibi per signori!
E subito alla mente ci torna l’odore che queste piante emanano per tutta la casa nel momento in cui le cuociamo: ma c’è da dire una cosa a pochi nota! Se trattati con forza, i cavoli sanno stupire e rivelano sfumature del loro carattere estremamente piacevoli!
Tutto sta nella tecnica di cottura (o di non cottura) giusta: attraverso il vapore acqueo, i composti solforati, anche noti come tioli, si sprigionano nell’aria, dandovi quella nota poco piacevole “di cavolo”.
Avete mai provato a scottarli in padella a fuoco alto per breve tempo, oppure a essiccarli?
Entrambe le tecniche sono accomunate dal mantenimento delle proprietà benefiche (di cui il cavolo è ricco) e della texture croccante, che stimola positivamente i nostri meccano recettori.
- 500 g cavolo riccio (viola o verde)
Per il condimento:
- 120 g anacardi non tostati, non salati
- 120 g acqua
- il succo di 1 limone
- 1 cucchiaino cumino in polvere
- 1 cucchiaio lievito alimentare in scaglie
- una grattata di aglio granulare
- 1⁄2 cucchiaino di pepe nero in polvere (io lo macino dai grani)
- 1 cucchiaino di sale fino integrale
- Lavate e mondate accuratamente il vostro cavolo riccio, eliminando la costa coriacea delle foglie e dividendo la parte edibile della foglia in pezzetti non più grandi di 4 centimetri.
- Unite nel bicchiere di un frullatore ad alta velocità tutti gli ingredienti per il condimento e frullateli fino ad ottenere una crema saporitissima non troppo densa.
- In una grande boule mescolate bene il cavolo riccio con la crema appena preparata e trasferitelo sulle placche del vostro essiccatore coperte dai fogli antiaderenti.
- Impostate l’essiccatore a T4 e lasciate essiccare per 12 ore.
- Dopo 12 ore, trasferite le vostre chips croccantissime in un contenitore o, meglio ancora, in un sacchetto a chiusura ermetica.
Risparmio energetico, ecosostenibilità, Made in Italy, qualità, rispetto dell’ambiente, delle persone e degli alimenti: ecco i valori da cui partiamo ogni giorno per progettare oggi gli essiccatori di domani.
Scopri i nostri prodotti
bella ricetta, una curiosità a cosa serve il lievito alimentare in questa ricetta?
Lo chiediamo immediatamente al nostro chef 😉
Stay tuned!
Solitamente mi pare che nella dieta vegana il lievito alimentare sostituisca il formaggio grattugiato
Buongiorno Fabio!
Il lievito alimentare è caratterizzato dal sapore umami, detto anche quinto sapore, che conferisce alle chips di cavolo riccio essiccate un gusto più deciso, quasi “formaggioso” tipico degli alimenti fermentati.
Scusa chef, ma il cavolo usato fresco, cioè senza cuocerlo í puó mangiare come nella tua ricetta?