Di Bikepacking, Tuscany Trail e Sfide Sportive
– Guest post author: Fabio Spelta –
Ricordate Fabio? Quello che si arrampica su per le montagne trascinandosi tutto il cibo sulle spalle? Ecco, lui. Da oggi, una volta al mese, ci racconterà un po’ delle sue avventure e ci lascerà con qualche interessante chicca sull’alimentazione per gli sportivi: autonoma, salutare, leggera, nutriente e semplice da portare con sé.
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Ecco, mi hanno detto di scrivere due righe su questa cosa del Tuscany Trail e di tutta la mia preparazione essiccatoria. Da dove cominciamo?
Il Bikepacking
Dal bikepacking. Il bikepacking è una disciplina vecchia come le mountain bike, ma solo da pochi anni ha iniziato ad avere un’etichetta e da pochissimo ad andare di moda, per giunta anche in Italia.
In poche parole: mountain bike più campeggio.
Che differenza c’è con il cicloturismo? Ce ne sono due. Il cicloturismo prevede fondamentalmente di seguire percorsi asfaltati, o in terra battuta, o piste ciclabili; e non sentieri di montagna o collina, che prevedono anche una capacità tecnica di guida, oltre che una buona forma… pedalatoria. Il bikepacking è, sotto questo punto di vista, più avventuroso: i percorsi si svolgono in ambiente naturale fondamentalmente non pensato per le biciclette.
E siccome un’immagine vale più di mille parole, figuriamoci tre immagini:
Il fatto che i percorsi siano più accidentati, e spesso più ripidi (diciamolo, in una parola: sono più duri) richiede di minimizzare più che mai l’ingombro del proprio equipaggiamento e il suo peso. L’ingombro, perché qui la bici va anche guidata. Tornanti stretti, boschi fitti, percorsi accidentati e rocciosi: usare le borse classiche da cicloturismo ostacolerebbe la guida del mezzo.
E poi il peso. Se è vero che il peso della bicicletta ha un impatto relativamente basso in percorsi pianeggianti, quando si sale, diventa critico. E nel bikepacking, fondamentalmente, in piano non ci si va quasi mai.
Senza contare che spesso la bici va portata in spalla, per superare ostacoli altrimenti insormontabili.
Quindi ogni grammo risparmiato, è più che mai un grammo in più di godimento sui sentieri.
La seconda differenza tra il bikepacking e il cicloturismo è meno marcata.
Per definizione, il bikepacking prevede che si campeggi.
Magari attraversando aree vaste con minima, o nessuna presenza umana, mentre il cicloturista di solito si fa ospitare in strutture attrezzate – alberghi, bed and breakfast, ostelli – e parimenti mangia in osterie, ristoranti e fa colazione al bar. O dove gli pare, insomma. Poi, non è vietato che il cicloturista dorma in campeggio, naturalmente; ma il campeggio è parte integrante del bikecpacking per definizione.
Insomma, il bikepacking è più avventuroso. Senza nulla togliere alla bellezza del cicloturismo, eh!
Il Tuscany Trail
Il Tuscany Trail (d’ora in poi TT) è un viaggio semiorganizzato che ha evento in Toscana da qualche anno. Prevede di percorrere centinaia di chilometri, migliaia di metri di salite, attraversando la regione nei suoi posti più belli, sia sotto il punto di vista naturalistico che quello urbano. Che diciamocelo, le città toscane sono tra le più belle della nostra nazione.
Non è un viaggio di tipo bikepacking in senso stretto, perché concede più libertà. In primo luogo la traccia da percorrere non ricalcherà necessariamente sentieri e mulattiere, al contrario ci saranno molto asfalto e strade bianche.
Inoltre anche l’approccio sarà libero: permetterà a chiunque di seguirlo come preferisce, con l’equipaggiamento che preferisce. Chi vorrà portarsi solo una carta di credito per dormire in albergo e mangiare al ristorante potrà farlo, chi vorrà fare tutto in autonomia, parimenti. Infatti è una non-gara: l’invito è quello di percorrerlo nel più breve tempo possibile, ma è impossibile confrontare i tempi di chi viaggia con stili così diversi.
Cosa c’entro io in tutto questo
A me, per chi ha letto qualcosa che mi riguarda nei post precedenti di questo blog, piacciono le avventure. E fare tutto in autonomia. Perciò lo farò così.
Fantastico di percorrere qualche sentiero in aree remote, come i deserti americani o le più vicine ma parimenti sperdute aree russe. Come questi quattro avventurieri, che hanno attraversato la Georgia portandosi tutto il cibo per dieci giorni di avventure, bivaccato a tremila metri sotto la tempesta, pedalato nella neve.
Anche se la Toscana è milioni di volte più accessibile, attraversarla in totale autonomia non la renderà solo più divertente ai miei occhi e alla mia pelle, mi permetterà anche di fare esperienza in vista di viaggi dove non ci sarà alternativa, e portare tutto con me sarà obbligatorio.
Con la sicurezza che se dovessi fare male i calcoli in questa prima esperienza (troppo poco cibo? O non abbastanza nutriente? Troppa poca varietà? Lo scoprirò tra qualche mese) avrò la sicurezza di potermi rifugiare in una pizzeria.
Ecco, qui cominciano i miei esperimenti, che mi porteranno a preparare grandi quantità di cibo di tipo diverso con il mio essiccatore. Frutta, verdura, carne, pesce. Ho intenzione di fare in modo che autonomia e avventura non coincidano con sofferenza; e mangiare tanto, buono, e vario, è il mio obiettivo.
Seguiranno aggiornamenti e sviluppi. Intanto, ho fatto essiccare tre chili e mezzo di kiwi. Che probabilmente mangerò prima del TT…
I kiwi di Fabio:
Leggiamo da Wikipedia:
“Il kiwi è un frutto ricco di vitamina C (85 mg/100 g), potassio, vitamina E, rame, ferro e fibre. (…) L’alto potassio e la povertà di sodio rendono il frutto ideale per gli sportivi poiché diminuisce il rischio di crampi.“
- Prendete tutti i kiwi che avete e sbucciateli
- Tagliateli in fette sottili e di spessore costante, intorno ai 5mm
- Se alcuni kiwi sono troppo maturi per restare in fetta, frullateli (e in caso aggiungete aromi a piacere)
- Disponete le fette nel cestello dell’essiccatore
- Distribuite il frullato di kiwi maturi su fogli di DrySilk
- Avviate il vostro essiccatore con programma P1 o selezionando una temperatura di circa 50°
- Attendete circa 12/16 ore o comunque fino a completa essiccazione
- Riponete in vasi o contenitori ermetici e chiudete in dispensa o direttamente nello zaino!
Risparmio energetico, ecosostenibilità, Made in Italy, qualità, rispetto dell’ambiente, delle persone e degli alimenti: ecco i valori da cui partiamo ogni giorno per progettare oggi gli essiccatori di domani.
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